venerdì 31 agosto 2018

FOCUS: LO STRETCHING FA BENE O MALE?

Chi fa sport intensivo e non, chi fa ginnastica, chi fa movimento spesso si trova ad affrontare la tematica dello Stretching.



Intanto cosa significa:

La parola “stretching” è un termine che proviene dall’inglese “to stretch” che in italiano significa allungamento. È una metodica che consiste nell’allungamento muscolare e nella mobilizzazione delle articolazioni attraverso l’esecuzione di esercizi di stiramento, semplici o complessi, allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma.
Per approfondire il significato:   http://besport.org/sportmedicina/stretching.htm




CORSI ATLETICA 2000 CLIKKA!! 

Vi proponiamo alcuni interessanti articoli:

Il Corriere della sera
QUANDO LO STRETCHING FA PIU' MALE CHE BENE - di Giorgio Rondelli

https://www.corriere.it/sport/running-nuoto-bici/cards/ecco-quando-stretching-fa-piu-male-che-bene/inutile-o-dannoso-se-non-corretto_principale.shtml

Il Corriere della sera
LO STRETCHING SERVE DAVVERO? - di Antonella Parvoli
https://www.corriere.it/salute/14_dicembre_22/stretching-serve-davvero-e0cf9e04-89ba-11e4-a99b-e824d44ec40b.shtml

LO STRETCHING FA MALE?
https://www.albanesi.it/corsa/running/lo-stretching-fa-male.htm

Letti gli articoli puoi accedere anche ai nostri corsi con un CLICK, buona lettura!

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lunedì 27 agosto 2018

4° E 5° POSTO PER LUCA CAMPEOTTO AGLI EUROPEI PARALIMPICI

Ben si è comportato il nostro atleta Luca Campeotto ai Campionati Europei Paralimpici di Atletica leggera appena conclusisi a Berlino

Luca ha partecipato ai 200 mt ed ai 400 mt nella categoria T62 riportando rispettivamente il quarto ed il quinto posto in Europa! 


Qui i risultati:  https://www.paralympic.org/berlin-2018/results/info-live-results/atbe18/eng/at/engat_athletics-results-men-s-200m-t62-1-01.htm
 

Il tutto impreziosito dalla diretta su RaiSport!!

Questi risultati sono il frutto di sudore, fatica e determinazione!

Il ringraziamento per tutto quello che è riuscito ad ottenere è d'obbligo da parte dell'ASD Atletica 2000 partendo dal presidente fino ai dirigenti, tecnici, atleti e tutti i soci
La volontà di far crescere il movimento paralimpico a fianco di quello per i normodotati è una strategia che poco alla volta sta dando frutti insperati.
Ricordiamo che    quest'anno l'ASD Atletica 2000 ha collezionato ai campionati italiani 1 oro e 4 argenti!

Riportiamo qua sotto l'articolo di Giugno


Avanti tutta per la prossima stagione!!! L'atletica è uno sport meraviglioso!!

Info su tutti i corsi di Atletica 2000:  http://www.atletica2000.it/index.php/corsi

Tre rappresentanti dell'ASD Atletica 2000 di Codroipo hanno partecipato ai campionati italiani paralimpici a Nembro (Bergamo)


Gli atleti Daniela Pierri nei 100 e nel salto in lungo, Luca Campeotto nei 200 e 400mt e Amir Rouabah  nei 5000 mt si sono distinti ed hanno portato a casa un bel bottino di medaglie dando lustro all'associazione, al movimento paralimpico ed a tutto il Friuli Venezia Giulia.

Ben 5 sono state le medaglie: 1 oro e 4 argenti!


Il titolo italiano è stato ad appannaggio di Amir Rouabah, un nome di cui sentiremo parlare, che sui 5000mt nella categoria T20 (disabilità mentale) ha fermato il cronometro nel tempo di 18'02"- Super contento l'allenatore Giorgio Prata.

Ottimi due secondi posti per Daniela Pierri nei 100 mt e nel lungo T64 (amputazione ad un arto inferiore). Con il suo immancabile sorriso avrebbe meritato in entrambe i casi l'oro... ma la aspettiamo!


Si conferma Luca Campeotto, ormai senatore ai campionati, dove conquista due argenti nelle sue specialità 200mt e 400 mt. Luca è nella categoria biamputati agli arti inferiori


Per la precisione:
Medaglia d'Oro per Amir Rouabah nei 5000 metri T20, che va a vincere in 18.02.49.
Daniela Pierri Medaglia d'Argento nei 100 metri T64 fermando il tempo sui 18”30. Altra Medaglia d'Argento per la grottagliese nel salto in lungo T64.
Luca Campeotto, nei 200 metri ferma il tempo a 26”07 e nei 400 57”07, per la T62.



Poco alla volta il movimento dell'atletica paralimpica a braccio con quella olimpica sta crescendo nel codroipese e sta interessando sempre più giovani speranze che posso esprimersi nello sport per dimostrare almeno una parte dei propri talenti.

domenica 26 agosto 2018

10 BUONI MOTIVI PER FARE ATLETICA

articolo di Fabio Martella tratto dal sito: https://www.piubenessere.it/perche-correre/

tutti i nostri corsi li trovi al link:  http://www.atletica2000.it/index.php/corsi


Per iniziare a correre occorrono dei prerequisiti: visita medica, peso non eccessivo, scarpe e abbigliamento adatti.
In particolare è bene concentrarsi sul peso: troppe persone iniziano a correre sovrappeso, proprio per dimagrire.
Per evitare false illusioni evidenziamo che:
  • l’attività fisica da sola non è in grado di mantenere il soggetto a un peso forma ottimale. Ciò accade occasionalmente (le classiche eccezioni che confermano la regola) nei giovanissimi (dove il metabolismo è molto alto) e in una percentuale esigua della popolazione. Per la stragrande maggioranza degli adulti sani un’alimentazione non controllata porta, se non all’obesità, al sovrappeso.
  • Un regime dietetico corretto senza attività fisica perde gran parte dei propri benefici. Un individuo sano ha stimoli tali che, se non repressi da situazioni ambientali (per esempio lo stress), innalzano il suo “peso naturale” oltre i valori consigliabili, soprattutto quando l’età ha fatto diminuire il metabolismo basale.


Dai punti sopraesposti risulta chiaro che attività fisica e regime alimentare controllato sono entrambi necessari. Pertanto chi decide di iniziare a correre per poter mangiare a volontà è fuori rotta: non otterrà granché.

10 BUONI MOTIVI PER FARE ATLETICA:



1. Perché è uno sport che stimola tutte le capacità condizionali, i suoi movimenti sono alla base di tutti gli sport;
2. Perché può spronare le capacità di ogni individuo, che vede le proprie prestazioni migliorare di anno in anno;
3. Perché è un’attività sportiva dove più che la disciplina conta l’autodisciplina;
4. Perché è un po’ individuale e un po’ di squadra;
5. Perché si possono anche raggiungere grandi risultati;
6. Perché si può continuare a praticarla ad ogni età;
7. Perché mette alla prova;
8. Perché non so ancora fino a dove può arrivare la mia fatica, la mia sofferenza, la mia gioia;
9. Perché è uno sport d’élite, dove l’élite non è data dai soldi, ma dalle proprie personali qualità;
10. Perché, in fondo, camminare, correre, saltare e lanciare sono movimenti naturali che l’essere umano ha sempre compiuto.

Di Fabio Martella

venerdì 10 agosto 2018

FOCUS: L'ATTIVITA' SPORTIVA PER I RAGAZZI 11-14 ANNI

Care Mamme, Papà, nonni e nonne 

ma anche

tecnici, allenatori e dirigenti...
Continuiamo a proporVi alcuni approfondimenti che riguardano la corretta visione e concezione dello sport. L'articolo è tratto sempre dal sito www.ilcoach.net 

Per questa fascia d'età noi proponiamo ai ragazzi la conoscenza di tutte le discipline dell'atletica leggera


Corse: velocità con e senza ostacoli, resistenza

Salti: salto in lungo, in alto, triplo e con l'asta

Lanci: lancio del peso, del disco, giavellotto e martello

Tutto ciò affinché si continui con la multidisciplinarietà per continuare ad arrichire le esperienze motorie del ragazzo, per non annoiarlo e per dargli la possibilità di esprimersi secondo il proprio sviluppo fisico e le proprie capacità mentali.

Dove e quando lo facciamo puoi trovarlo a questo link: Atletica 2000 corsi

Ora l'articolo di Andrea Dall'Angelo tratto dal sito: https://www.ilcoach.net/fase-dello-sviluppo-atletico-11-14-anni/

Fase dello sviluppo atletico: 11-14 anni


In questa serie di articoli stiamo cercando di affrontare il tema dell’allenamento giovanile, di capire quali sono le fasi di sviluppo psicomotorio nei bambini e nei giovani, dando delle linee guida generali da seguire per l’allenamento delle categorie giovanili. Nell’ultimo articolo abbiamo dato le indicazioni generali per l’insegnamento/allenamento nella fascia d’età tra i 6-10 anni (introduzione all’attività sportiva).
Ora vediamo cosa fare nella fase successiva (11-14 anni)


Fase dello sviluppo atletico: 11-14 anni
La durata di questa fase varia leggermente in base al sesso, finisce prima per le femmine (14 anni circa), mentre risulta un po più lunga per i maschietti (15 anni). Per essere precisi dovremmo dividere questa fase in 2:
2° età scolare, dai 10 ai 12/13 anni, questa fase è definita “la migliore età per l’apprendimento”, da far notare però che questo dipende moltissimo dal lavoro effettuato nella fase precedente, ed in questo caso il bambino:
  1. Presenterà un ottimo controllo del proprio corpo;
  2. Capacità di apprendimento anche di movimenti molto difficili;
  3. Notevole bisogno di movimento, disponibilità verso l’impegno, coraggio e disponibilità al rischio;
  4. Ciò che viene trascurato in questa fase, potrà essere recuperato più tardi, ma con una fatica ed una difficoltà decisamente maggiore;
  5. È possibile l’insegnamento della tecnica, anche in forma precisa, facendo però attenzione a non creare automatismi errati: quello che si impara in questa fase per essere corretto necessita di difficoltà ed impegno maggiori



La pubertà, dai 12 ai 14 anni (femmine) e dai 13 ai 15 anni (maschi), fase nella quale inizia una estrema differenziazione di genere (sesso), i giovani presentano:
  1. Forte spinta ormonale nella crescita, soprattutto in lunghezza (aumento dell’altezza per allungamento degli arti)
  2. Forte instabilità ormonale che porta ad instabilità psichica;
  3. Comportamenti critici verso le autorità (genitori, insegnanti, allenatore);
  4. Desiderio di autonomia e di responsabilità;
  5. Conflitto con gli adulti e rapporto forte con i coetanei;
  6. Volontà di essere rispettati dalle figure con le quali interagiscono (allenatori, insegnanti) e libertà di discutere democraticamente;
  7. Diminuzione dell’interesse verso l’attività sportiva (in maniera drastica), per la nascita di nuovi interessi;
  8. L’attività sportiva si basa soprattutto sullo “stare con i coetanei";
  9. Dare valore maggiore alla partecipazione, alla pianificazione ed alla realizzazione autonoma all’interno dei gruppi;
  10. Attività svolte principalmente in gruppo
Durante questa fase l’allenamento dovrebbe iniziare a subire delle variazioni, con un moderato e progressivo aumento dell’intensità. Sebbene la maggior parte dei ragazzi siano, in questa fase, ancora vulnerabili alle lesioni, i loro corpi e le capacità motorie sono in rapido sviluppo. Il loro sistema cardiorespiratorio continua a svilupparsi, e la tolleranza per l’accumulo di acido lattico è in graduale miglioramento.
È importante, per l’allenatore/educatore, capire ed essere consapevoli che, in questa fase, le differenze nelle prestazioni atletiche possono essere il risultato di differenze soggettive nella crescita.


Come già descritto in questo articolo, alcuni giovani atleti possono sperimentare una crescita più rapida e marcata, che in questo periodo può però essere associata ad una mancanza di coordinazione in alcune esercitazioni tecniche. Di conseguenza, è importante enfatizzare lo sviluppo di competenze e abilità motorie, lo sviluppo armonico di tutte le componenti coordinative e tecnice, evitando di concentrarsi sulle performances ed i risultati veloci.
Le seguenti linee guida vi aiuteranno a creare programmi di allenamento appropriati per la fase sviluppo atletico:
  • Iniziare l’introduzione ad una serie di esercitazioni specifiche dello sport prescelto, per prepararli alle competizioni, mantenendo però una ampia base polisportiva. Giochi ed esercitazioni provenienti anche da altri sport contribuiranno a migliorare ed aumentare la loro base motoria multilaterale e generale (le fondamenta per la futura prestazione sportiva).
  • Aumentare progressivamente il volume e l’intensità dell’allenamento. Gli adattamenti e il miglioramento delle performance sportive si basano su questi principi: in questa fase bisogna iniziare ad incrementare entrambi tenendo sempre presente la base di partenza. Prevedere e programmare quindi una progressione dei volumi e delle intensità che porti alla fine di questo periodo (14-15 anni) ad essere in grado di sostenere i carichi di allenamento della fase di specializzazione (14-19 anni).
  • Utilizzare esercitazioni che introducono gli atleti alle competenze tecniche e tattiche e alle strategie fondamentali dello sport prescelto.
  • Aiutare gli atleti a perfezionare e automatizzare le competenze di base che hanno imparato durante la fase di introduzione (6-10 anni) e ad imparare abilità che sono via via più complesse.
  • Continuare a migliorare la flessibilità, la coordinazione e l’equilibrio.
  • Dare grande enfasi all’etica e il fair play sportivo durante le sessioni di allenamento e soprattutto durante le gare.
  • Dare l’opportunità a tutti i bambini/ragazzi di partecipare a un livello impegnativo.
  • Iniziare ad introdurre esercitazioni per lo sviluppo della forza generale. Costruire una base di questa capacità condizionale in questo periodo permette di costruire fondamenta solide per il miglioramento della forza e della potenza nel futuro. Iniziare sviluppare la forza nelle sezioni principali del corpo, in particolare i fianchi, addominali, tronco (il cosidetto “core”), così come i muscoli delle spalle, delle gambe e delle braccia, in maniera armonica e generale, evitando di rinforzare solo i distretti muscolari utili allo sport prescelto. La maggior parte degli esercizi dovrebbero essere svolti a corpo libero o con l’utilizzo piccole attrezzature, come palle mediche e manubri leggeri.
  • Continuare lo sviluppo della capacità aerobica. Una solida base di resistenza aerobica permetterà agli atleti di far fronte in modo più efficace alle future esigenze di allenamento e gara, nella fase di specializzazione.
  • Introdurre gli atleti ad un moderato allenamento anaerobico. Questo aiuterà ad adattarsi gradualmente e progressivamente all’allenamento anaerobico ad alta intensità, che in molte attività sportive assume una grande importanza nella fase di specializzazione. Gli atleti in queste fasce d’età non dovrebbero competere in eventi che stressano eccessivamente il sistema anaerobico lattacido, come gli sprint di 200 metri e 400 metri nell’atletica. Per queste categorie sono più adatti gli sprint brevi su distanze inferiori agli 80 metri, che coinvolgono maggiormente il sistema anaerobico alattacido, e gli eventi di resistenza su distanze maggiori ma a velocità inferiori (con minor accumulo di acido lattico nell’unità di tempo), come nelle gare oltre gli 800 metri, che mettono alla prova principalmente le capacità aerobiche.
  • Limitare il numero delle gare che stressano in maniera eccessiva il corpo dal punto di vista anatomico. Ad esempio, la maggior parte dei giovani atleti non ha sufficiente sviluppo muscolare e tendineo per eseguire un salto triplo con la tecnica corretta. Un eccesso di competizioni in gare così traumatiche e con tecniche ancora scorrette potrebbe portare a shock che con il passare del tempo potrebbero tradursi in lesioni ed infortuni da sovraccarico.
  • Per migliorare la concentrazione, aumentare in maniera progressiva la difficoltà e la complessità delle esercitazioni tecniche.
  • Introdurre ed incoraggiare a sviluppare strategie per l’autoregolamentazione e la visualizzazione. Introdurre all’allenamento mentale.
  • Introdurre gli atleti ad una varietà di situazioni competitive divertenti che permettano loro di applicare varie tecniche e tattiche. I giovani atleti amano competere, ma è importante, in questa fase togliere l’enfasi sulla vittoria. Strutturare gare e concorsi (anche tra compagni di allenamento) che permettano di rafforzare e di concentrarsi sullo sviluppo delle competenze motorie. Ad esempio, è possibile basare l’obiettivo di una gara di lancio del giavellotto sulla precisione e la tecnica piuttosto che sulla distanza del lancio.
  • Concedere del tempo per giocare e socializzare con i coetanei.
Insomma, il lavoro da fare è davvero molto ampio e da allenatori ed educatori non si può pensare solo ad ottenere risultati velocemente. I giovani atleti vanno “costruiti” con calma, pazienza e pensando a lungo termine.

A cura di Andrea Dell’Angelo

martedì 7 agosto 2018

FOCUS: LA CRESCITA PSICOFISICA DEL BAMBINO DAI 6 AI 10 ANNI

Care Mamme, Papà, nonni e nonne 

Vi proponiamo un articolo per ragionare assieme su quale sia la migliore attività per i Vostri figli e nipoti. 



Lo sport, se fatto rispettando le fasi di crescita dei bambini e dei ragazzi, permette di potenziare non solo il fisico ma di completare le risorse intellettive del bambino.

Permettere loro di giocare e divertirsi in un ambiente sano; questo è quello che cerchiamo di proporre durante i corsi di Psicomotricità (3-5 anni) e di attività motoria (6-10) anni

Cosa e dove lo facciamo potete leggerlo a questo link: www.atletica2000.it/index.php/corsi



L'articolo che vi proponiamo è di Andrea Dall'Angelo tratto dal sito www.ilcoach.net 


Fase di introduzione all’attività sportiva: 6-10 anni


Come già detto nel precedente articolo, i bambini in questa fascia d’età (6-10 anni), detta anche 1° età scolare, presentano:
  1. Piacere verso il movimento ed interesse verso la pratica degli sport;
  2. Buon equilibrio psichico, ottimismo, spensieratezza, capacità critica, capacità di concentrazione, capacità di differenziazione fine;
  3. Apprendimento motorio facile, quasi istantaneo, ma con difficoltà a fissarlo nel tempo: in questo periodo ciò che viene appreso va ripetuto un numero sufficiente di volte per renderlo un movimento stabile nel repertorio del bambino;


In questa fascia d’età (6-10 anni), estremamente sensibile, si vanno a creare adattamenti importanti per lo sviluppo delle capacità motorie che saranno importanti per la pratica sportiva futura. Come avviene in molti paesi sia Europei che extraeuropei, la scuola a quest’età dovrebbe avere un ruolo fondamentale per lo sviluppo di tali competenze, ma come sappiamo l’Italia non è certamente all’avanguardia da questo punto di vista. Anche la famiglia ha un ruolo molto importante, in quanto dovrebbe favorire il movimento dei bambini, la scoperta di giochi e movimenti nuovi e la pratica di attività creative e dinamiche.
Le indicazioni di seguito riportate potranno essere utili ai tecnici, allenatori, insegnanti delle scuole elementari, ma anche agli stessi genitori (che spesso sono i primi a voler vedere i propri figli primeggiare sugli altri) che vogliono comprendere l’importanza del movimento nei più piccoli.

Rivolgendo il discorso agli allenatori/istruttori, bisogna essere consapevoli che spesso l’attività motoria proposta a queste fasce d’eta (6-10 anni) dalle associazioni sportive è talmente ridotta (1/2 ore a settimana) che risulta molto difficile dare stimoli adeguati a soggetti di per se molto sedentari, mentre i miglioramenti potrebbero essere notevoli in ragazzini già molto attivi durante il resto della giornata.
In questa fase ai bambini (6-10 anni) dovrebbero essere proposti programmi di allenamento a bassa intensità dove l’obiettivo primario è il divertimento. Questo in quanto la maggior parte dei bambini non è in in grado di far fronte alle esigenze fisiche e psicologiche degli allenamenti ad alta intensità o delle competizioni.
I programmi di allenamento per questi giovani atleti devono focalizzarsi sullo sviluppo atletico generale e non sulle prestazioni specifiche per un determinato sport. È importante una formazione multilaterale e polisportiva, per garantire l’apprendimento di un ampio bagaglio motorio; da tenere presente quando si allenano i giovani tra i 6 e i 10 anni:
  • Il corpo a queste età sta cresce ad un ritmo costante e i gruppi muscolari più grandi si sviluppano con maggiore velocità rispetto a quelli più piccoli.
  • Il sistema cardiorespiratorio si sta sviluppando e la capacità aerobica è adeguata per la maggior parte delle attività.
  • La capacità anaerobica è limitata: i bambini hanno scarsa tolleranza per l’accumulo di acido lattico.
  • I tessuti del corpo sono sensibili ai danni: i legamenti si stanno rinforzando, ma le estremità delle ossa sono ancora cartilaginei e devono ancora completare la calicificazione.
  • La capacità di attenzione è breve: i bambini di 6-10 anni sono orientati all’azione, quindi non è consigliabile tenerli fermi ad ascoltare spiegazioni per lunghi periodi di tempo.
  • È particolarmente importante che l’allenamento in questa fase sia vario e creativo.
  • Bisogna dare enfasi al divertimento e alla partecipazione di ogni bambino.
Le seguenti linee guida aiuteranno nella creazione di programmi di allenamento che sono ideali per i bambini in questa fascia d’età (6-10 anni):
  1. Attività per lo sviluppo multilaterale con l’introduzione di una vasta gamma di competenze ed esercizi tra i quali correre, saltare, prendere, lanciare, trasportare, rotolare, arrampicarsi, equilibrio, ritmo, etc…
  2. Lasciare ad ogni bambino il tempo necessario per sviluppare adeguatamente le competenze, senza avere fretta di saltare le tappe; 
  3. Creare rinforzi positivi (gratificazioni e complimenti) con i bambini che si impegnano e sono autodisciplinati;
  4. Incoraggiare i bambini a sviluppare la mobilità articolare, la coordinazione e l’equilibrio;
  5. Incoraggiare i bambini a sviluppare diverse e svariate abilità motorie a bassa intensità, in modo da evitare i traumi. Ad esempio, il nuoto è uno sport da tenere in grande considerazione per lo sviluppo del sistema cardiorespiratorio, in quanto riduce al minimo le sollecitazioni sulle articolazioni, i legamenti ed i tessuti connettivi;
  6. Selezionare un adeguato numero di ripetizioni per ogni abilità, ed incoraggiare i bambini a eseguire correttamente la tecnica di ogni esercizio;
  7. Dare grande importanza all’etica, al fair play e alla correttezza verso i compagni (e gli avversari)
  8. Dare l’opportunità ai ragazzi e alle ragazze di partecipare insieme alle varie attività;
  9. Incoraggiare la pratica multisportiva, cioè di sport vari e diversi, per creare una vasta gamma di stimoli motori.
In tutte le categorie giovanili, soprattutto tra i 6-10 anni, l’enfasi va data all’insegnamento e all’educazione motoria, psichica e comportamentale dei giovani.
In queste categorie bisognerebbe parlare di istruttore-educatore e non di allenatore, in quanto l’obiettivo primario dovrebbe essere l’insegnamento di tutte le abilità motorie utili ad una successiva alta prestazione.
Evitare quindi di premiare, enfatizzare la prestazione e la vittoria, ma concentrarsi e “premiare” il miglioramento delle abilità e delle capacità motorie, la buona educazione, il rispetto delle regole ed il rispetto di tutti gli altri bambini. 
A cura di Andrea Dell’Angelo

via Friuli 16/b– 33033 Codroipo (UD) - asdatletica2000@gmail.com - www.atletica2000.it

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