lunedì 27 aprile 2020

LA MIA VOGLIA DI VIVERE DA RECORD! - Racconto di Katia Aere - #restiamouniti


Ho avuto il piacere di conoscere Katia Aere ad una conferenza sul parallelo tra sport olimpici e paralimpici. Lei, ottima atleta da giovane, ha raccontato come non è stata vinta dalla malattia autoimmune che la costringe in carrozzina ed ha tenuto gli uditori, tutti ragazzi delle scuole medie, in sospeso regalando emozione e stupore.
La semplicità che la contraddistingue è la profondità interiore di chi ha trasformato la sofferenza plasmandola in qualcosa che è positivo, è bene, è buono. 
Sentendola parlare si ha la percezione che è consapevole di essere la farfalla che esce bozzolo, sa di avere la forza di ripartire e rinascere, sa domare le folate di vento sfruttandole per risalire più in alto.
La ringrazio per avermi insegnato a non aver paura delle correnti ascensionali!

Matteo Tonutti
D.S. ASD Atletica 2000



Ho respirato Sport sin da quando ero bambina, mia Madre dice spesso che ho imparato a correre prima di camminare nonostante la nascita prematura! 



In realtà nasco in una famiglia di sportivi con mio Padre che amava e praticava il calcio, le bocce, la pesca sportiva e mio fratello che ha dedicato una vita intera all’atletica leggera come decatleta agonista, allenatore e insegnante di educazione fisica.



Sarà forse per questo motivo che a circa 10, 11 anni mi pongo l’enorme dilemma di “ CHE SPORT SCEGLIERE?” pallavolo o ginnastica artistica come le mie compagne di scuola? Judo come il mio compagno di banco? 



Invece no, ricalcherò le orme del mio Fratellone perché seguirlo in molte delle sue gare campestri e su pista evidentemente ha dato i suoi frutti: appassionarmi all’atletica leggera. Gli esordi da atleta avvengono in palestra, quella delle scuole medie di Spilimbergo.
I pomeriggi dopo la scuola ci arrivo in bicicletta da Barbeano, una frazione a 4km, con il bello e il brutto tempo, sia d’estate che d’inverno.


Amo correre... eredità di papà? soprannominato il “ cane levriero” per quanto fosse veloce!  Scopro di amare ancora di più saltare! Dicono che mi venga molto naturale, le discipline cui mi dedicherò negli anni dell’adolescenza saranno la corsa e il salto in alto. 

Ma nella mia città non c’è il campo di atletica così oltre la palestra delle scuole medie arriva la necessità di allenarsi in campo di atletica a Pordenone prima e a Paderno di Udine poi. Un impegno di per ben 4 volte la settimana! 

I viaggi in corriera fino a Pordenone subito dopo la scuola e a volte senza pranzo, se non un panino divorato frugalmente durante il viaggio.

Era tanto che non ci pensavo, viaggi che oggi mi sembrano ancora più belli di come li vedevo allora, quasi un’avventura nell’avventura di seguire la mia passione per l’atletica! Contemporaneamente agli allenamenti ci sono le gare e il confronto vissuto come momento di crescita personale nello Sport e nella Vita, ma sono anche gli anni dell’adolescenza e dei suoi up & down. La scelta del percorso scolastico parla della mia passione per lo Sport ...già perché voglio diventare un insegnante di educazione fisica e voglio trasmettere la mia passione per l’atletica!

Alle Superiori entro nella squadra di atletica della Scuola che raggiunge traguardi importanti e significativi, continuo ad allenarmi e a migliorare, comincio però a soffrire la pressione della gara così accade che in allenamento la crescita è continua ed evidente ma in competizione ho difficoltà a concretizzare anche se la gioia di essere lì mi ripaga di tutto.

Oggi ricordo come fosse accaduto ieri sera il salto della vita: palestra delle scuole medie, un pomeriggio di salti fortunati? O saltati bene? Con la tranquillità dell’allenamento e con una progressione incredibile!

Misura posizionata a 178 cm, ma io non lo sapevo, rincorsa, ta-ta-tan e valico la misura senza far cadere l’asticella, la sensazione di quel salto la rivivo ancora perché lo senti quando il “salto entra nel modo giusto” . Quella sera tutto era giusto, tutto tranne il fatto che era stato fatto in allenamento e non in gara! Ma fa nulla, io so di averlo saltato “Quel salto”! 

Poi arrivano gli infortuni e inevitabilmente i momenti di forzato riposo fino ad arrivare alla rottura dei legamenti della caviglia che metterà fine ai miei sogni di atleta o per lo meno di altista.

A pensarci bene questa è la prima volta che rivivo il mio percorso mettendolo nero su bianco, quasi una catarsi! 
Passeranno anni prima che sia in grado anche solo di vedere alla tv una gara di atletica tanto il dolore è forte, quasi un lutto che fatico ad elaborare.

La prima volta che entro nuovamente in una pista rossa sarà il 16 agosto del 2018 quando da disabile ormai da 15 anni salirò per provare ( e non con poche reticenze ) per la prima volta un handbike. Aria sul viso e un panorama che ho trovato subito familiare, un biglietto omaggio per un viaggio di ritorno nel passato ma con gli occhi e le sensazioni di tutto un presente! Già dopo il primo giro di pista la catarsi era quasi completa e il dolore e i fantasmi del passato hanno lasciato spazio alle potenzialità del presente! 

È questo che mi spingerà a provare anche la carrozzina olimpica, il futuro pare non escludere l’ipotesi dell’atletica o del triathlon paralimpico. 

Il viaggio più bello di ritorno al mio passato però è accaduto il 29 Gennaio scorso quando, ospite di un evento internazionale di salto in alto, entro, per la prima volta da adulta e per giunta paralimpica, in una pista di atletica indoor! 

Questa volta non sarà la vista di ambienti vissuti in precedenza a traghettarmi nel passato, ma incredibilmente un suono a me talmente familiare negli anni in cui sono stata “ un’altista” da catapultarmi letteralmente in un mondo vissuto più di trent’anni fa o come dico io “ distante una vita”.

Qual’era questo suono? Quello delle scarpette chiodate sul tartan ta-ta-tan! Il suono degli ultimi 3 appoggi che precedono lo stacco, un rumore inconfondibile che evoca immediatamente nuove immagini e nuovi rumori del passato. 

E’ questo che mi fa capire che in fondo, anche se in realtà per un po’ l'ho pensato, nulla è andato perso!!! Sensazioni cosi forti e radicate nel mio passato solo custodite in un cassetto della memoria pronte a riproporsi come mai sino ad ora! 

Ri-vissute con gli occhi e con la pelle di Chi sono ora, con la forza che il mio percorso di vita mi ha dato, con la consapevolezza che nulla accade per nulla e che le “sliding doors” del passato hanno tracciato il profilo di Chi e Cosa sono oggi. 

La dedizione e la passione non sono nulla se non credi fino in fondo nei tuoi sogni e soprattutto nelle tue potenzialità e quando quelle fisiche ( intendo le potenzialità ) non sono sufficienti quelle mentali possono fare la differenza! 

Oggi ne sono la prova vivente con i miei oltre 30 titoli italiani paralimpici, 5 Europei nel nuoto... e avevo il terrore dell’acqua!
E poi via con il ciclismo paralimpico, che non era certamente nei miei progetti sportivi, e solo dopo poco più di un anno ambisco al sogno olimpico! 

SE LO PENSO POSSO FARLO! E questa è la sola certezza di cui voler essere certa oggi e nei giorni a venire! 

domenica 26 aprile 2020

QUEL FANTASTICO 27 LUGLIO! - racconto di Giovanni Silli - #restiamouniti





L'atletica, prima di essere confronto con gli altri, è la lotta dell'uomo contro lo spazio e il tempo, è la disciplina sportiva maggiormente primordiale i cui movimenti sono scolpiti nella parte più antica del cervello, è il contatto più autentico col proprio sé antico.
A ciò aggiungiamo, per coloro che ne hanno el qualità psicofisiche, la possibilità di esprimersi in contesti internazionali con atleti di culture, modi di essere e percepire tra loro completamente diversi. Queste sfaccettature sono la ricchezza delle possibilità che uno sport permette di affrontare e vivere.
In questo racconto Giovanni ci propone l'evento internazionale come formazione del giovane atleta e futuro uomo a confronto con le proprie piccole e grandi paure all'interno e all'esterno dell'anello rosso.

Matteo Tonutti

D.S. ASD Atletica 2000

Baku, 27 Luglio 2019: una giornata che difficilmente dimenticherò, vedere quell'arrivo, la
bandiera italiana issarsi, indossare quella maglia e quella medaglia, una giornata nella quale ho provato emozioni mai provate prima.
Il 2019 per me  è stato un anno fantastico, spesso faticavo a capacitarmi di quello che riuscivo a fare in allenamento ed è stato proprio quando ne sono diventato consapevole che è arrivato il salto di qualità. 

Il percorso fino alla partenza per l'Azerbaijan è stato molto lungo. La presa di coscienza è arrivata in primis nella gara disputata a Udine, quando, sotto un diluvio, ho corso da solo la gara dei 2000siepi in 6:04.10, stabilendo il nuovo record regionale. In seguito ne ho avuto conferma al Brixia Meeting tenutosi a Bressanone, città della memorabile impresa del Capitano della squadra, Matteo Spanu, dove ripetei lo stesso tempo impiegato a Udine, dominando dal primo all'ultimo metro una gara di livello nazionale.




Da Bressanone ad Agropoli, sede dei Campionati italiani allievi, è passato un attimo, tra gare buone e meno buone, con periodi un po’ altalenanti, ma il cammino era a buon punto del percorso, il lavoro di preparazione completato e la voglia di emergere era forte, bisognava solo concretizzare.
Sono arrivato ad Agropoli per disputare i campionati italiani allievi convinto come non mai delle mie possibilità e fin dal primo metro avevo solo un pensiero fisso: il titolo tricolore.
“In testa dal primo all'ultimo metro senza mai guardarmi indietro” questo mi ripetevo nella testa e questo ho fatto, ho conquistato il titolo italiano, il mio primo titolo, che mi è valsa la convocazione in nazionale agli EYOF U18, European Youth Olimpic Festival, assieme al mio compagno di allenamento Niccolò Galimi, che avrebbe gareggiato su un’altra specialità. 

Dopo alcuni giorni dalla convocazione sono andato a controllare le graduatorie europee U18 e, sorpreso, risultava avessi il terzo tempo dell'anno. Tutto ciò creava una pressione non facile da gestire, ma che per fortuna sono riuscito a tenere a bada al meglio.
La convocazione a Baku era un sogno fin dal 2018, quando avevo scoperto l'esistenza della manifestazione degli EYOF u18, e, arrivato in terra Azera, l’emozione ha preso il sopravvento; una realtà nuova, una vita nuova, tutto da scoprire. I giorni precedenti la gara non sono stati facili, con allenamenti svolti non al meglio causa la pressione che sentivo ed al clima, caldissimo e umido. 

La settimana a Baku è volata. La mia gara era programmata l'ultimo giorno della manifestazione e, in un batter d’occhio, quel 27 Luglio era arrivato. Ero molto agitato, ma volevo correre. In call rom guardavo i miei avversari, ero intimorito, ma appena entrato in campo il tifo dei miei compagni mi ha tranquillizzato e mi ha dato la grinta di cui avevo bisogno.
Nemmeno il tempo di emozionarmi per l’entrata in pista, che “BAM!” la gara era partita; la bagarre iniziale per prendere la corda e “tac” ero già in fondo al gruppo, gara molto nervosa e tirata sin dai primi metri dal grande favorito, lo spagnolo Pol Oriach, grandissimo atleta, che si è messo a girare a ritmi forsennati, sembrava quasi ritmo da 800. 

Piano piano sono risalito a metà gruppo, superando gli atleti partiti troppo forte e poi scoppiati perché non reggevano il ritmo. A 500m dall'arrivo mi sono trovato in quinta posizione, avevo le medaglie a portata di mano, anzi di gamba, e ne volevo una. Ho preso coraggio e ho sorpassato il quarto, ormai rimaneva solo una posizione per salire su podio. A 200m dall'arrivo l’avversario distava una ventina di metri e, passando la riviera più veloce che potevo, all'uscita dalla curva mi sono ritrovato l’atleta turco a neanche 5 metri: volevo quella medaglia! Ho tirato fuori tutto ciò che avevo, pensando ai sacrifici e al duro lavoro fatto per arrivare fino a qui. 

L’ho affiancato poco prima dell'ultima siepe, subito mi sono accorto che non ce la faceva più. Il turco, per non farsi sorpassare, ha spinto oltre il limite e ha sbattuto il ginocchio sulla siepe cadendo. Mentre cadeva mi son sentito toccare un piede, ho avuto paura di inciampare e cadere anch’io, ma sono riuscito a recuperare velocemente. Girandomi mi sono accorto che fosse caduto a terra.
Ho puntato il traguardo e l’ho superato in terza posizione. 

Continuavo a ripetermelo in testa ma non riuscivo a realizzare ciò che avevo fatto. Pochi metri dopo l'arrivo c'erano i miei compagni di nazionale che mi hanno lanciato la bandiera italiana, l’ho presa, l’ho guardata e finalmente ho realizzato il tutto, lasciandomi cadere in un pianto di gioia.
È stato bellissimo, emozioni uniche. 

Finita la gara sono dovuto andare direttamente in premiazione e vedermi quella medaglia al collo e la bandiera italiana issarsi è stato indimenticabile. 
Mi sono girato verso le tribune dietro al podio ed ho notato Niccolò che mi ha urlato “grande Gio!”. Gli devo tanto, per me è come un fratello. Devo molto anche al mio allenatore, e papà, Stefano Silli che ha saputo prepararmi al meglio.


Quel fantastico 27 Luglio ero al settimo cielo e nel riportare gli eventi, rivivo le stesse emozioni.
È stata la giornata più bella della mia vita.

Giovanni Silli

venerdì 24 aprile 2020

IL CRUCIVERBA DELL'ASD ATLETICA 2000 - #restiamouniti



Ciao bimbi 🪁
Sono ormai passati tanti giorni dall'ultima volta che ci siamo visti in palestra 🥺
Per questo weekend ho quindi deciso di rinfrescarvi un po' la memoria sulle principali caratteristiche del mondo dell'atletica leggera 🏃🏼‍♀️🎽
Vediamo un po' chi riuscirà a completare tutto il cruciverba senza alcun aiuto da parte dei genitori 🤭

puoi scaricare ala scheda clikkando qui: CRUCIVERBA ATLETICA 2000

Buon divertimento 📝

Vittoria 💙

mercoledì 22 aprile 2020

CIRCUIT TRAINING CON FILIPPO! #restiamouniti



Filippo ci propone un circuit training casalingo per mantenere il tono muscolare!
Buona visione!

LINK: CIRCUIT TRAINING CON FILIPPO

Seguici e rivedi i video precedenti e successivi!

EASTER CHALLENGE CON PAOLA

Nell'attesa di rivederci sulle piste e nelle palestre vi proponiamo una serie di attività con i più giovani:


5x1000 per sostenere l'ASD ATLETICA 2000
C.F. e P.IVA 01918130301




ASD Atletica 2000

3 MOBILITA' ARTICOLARE 3 CON CINZIA!! #restiamouniti


Siamo giunti al terzo appuntamento con Cinzia, buona visione!

LINK: MOBILITA' ARTICOLARE 3 CON CINZIA


Seguici e rivedi i video precedenti e successivi!

EASTER CHALLENGE CON PAOLA
CIRCUIT TRAINING CON FILIPPO

Nell'attesa di rivederci sulle piste e nelle palestre vi proponiamo una serie di attività con i più giovani:


5x1000 per sostenere l'ASD ATLETICA 2000
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martedì 21 aprile 2020

IL PIATTO UNICO: UN’IDEA PER GLI SPORTIVI IN QUARANTENA - #restiamouniti


In questo particolare momento l’attenzione dello sportivo, sia esso un atleta di alto livello o un praticante amatoriale, è quella di mantenere la forma fisica cercando di fare attività fisica tra le mura domestiche ma soprattutto di non prendere peso. Il nostro dispendio energetico in questo periodo è sicuramente cambiato e per far fronte a questa nuova situazione dobbiamo tenere conto fondamentalmente di tre cose:
1.       L’apporto calorico
2.       L’apporto di macronutrienti e micronutrienti.
3.       Mantenere una buona idratazione


Una buona idea per riuscire in modo semplice a perseguire questo risultato ed avere un equilibrio nell’apporto dei vari nutrienti è ricorrere al piatto unico.






In questo modo a pranzo e a cena posso tranquillamente mangiare un piatto unico composto come nel grafico: metà piatto verdure (preferibilmente di stagione anche con l’aggiunta di qualche seme ad esempio di lino, zucca, chia, girasole in modo da aumentare la quota di omega 6); un quarto di carboidrati (preferibilmente cereali integrali); l’altro quarto proteine sane (carni bianche, pesce, legumi, formaggi magri, uova). Posso così riuscire a contenere l’apporto calorico e ad avere sotto controllo i macronutrienti ovvero i carboidrati, le proteine e i lipidi.

Macronutrienti cosa sono e perché sono importanti?

I macronutrienti sono i carboidrati, le proteine e i lipidi. Il loro apporto deve essere comunque equilibrato anche in una situazione di minor dispendio calorico come questa; si potranno ridurre le quantità ma non c’è alcuna necessità di eliminarne uno a priori. I carboidrati hanno funzione energetica e sono da preferire i cereali integrali come il grano o il frumento, il riso, farro e orzo più ricchi in vitamine del gruppo B e di minerali come il fosforo, il magnesio, il potassio e il silicio.



Le proteine sono i costituenti principali del muscolo e permettono la contrazione del muscolo, quindi il movimento. Sono anche componenti strutturali di molti altri tessuti del corpo, hanno funzione enzimatica e sono implicate in molte reazioni necessarie alla nostra sopravvivenza. Le proteine devono entrare nel nostro regime alimentare quotidianamente, possiamo scegliere tra quelle animali: le carni bianche, il pesce, i formaggi magri e le uova ma anche le proteine di origine vegetale quali i legumi.


Infine i lipidi, ovvero i grassi, sono presenti sia in alimenti di origine animale ma anche vegetale. I grassi saturi vanno assunti con moderazione mentre vanno preferiti quelli insaturi, per esempio l’ olio di oliva extra vergine. Anche i grassi polinsaturi, che sono indispensabili per il corretto funzionamento del nostro metabolismo, sono necessari nella nostra alimentazione quotidiana in particolar modo quelli derivanti dal pesce ricchi in omega 3 e dai semi oleosi come quelli di lino, zucca, girasole ricchi in omega 6



Micronutrienti e Idratazione

L’importanza degli oligoelementi si evidenzia soprattutto all’insorgere di una carenza o di una mancanza. Proprio per evitare questo devo cercare di idratarmi al meglio perché l’acqua è la principale fonte di rifornimento di sali minerali. Mantenere un buon stato di idratazione è infatti importante per il nostro benessere ed è fondamentale quando facciamo sport, soprattutto nel periodo estivo, quando la perdita di liquidi e sali aumenta decisamente a causa delle temperature elevate. Anche stando molto in casa come in questi giorni non dobbiamo però dimenticarci di bere!! Non attendiamo di sentire la sensazione della sete ma cerchiamo di bere con regolarità nell’arco dell’intera giornata.

Conclusioni

Inevitabilmente in questo periodo il TDEE, ovvero il Total Daily Energy Expenditure, è più basso di quello che tutti noi abbiamo normalmente. Dobbiamo tenere infatti conto che manca tutta quella spesa energetica quotidiana per esempio per andare al lavoro, camminare fino all’ufficio ecc. Per questo motivo l’oretta di attività che riusciamo a fare tra le mura domestiche non è sicuramente sufficiente a farci recuperare tutto il dispendio energetico che ci manca nell’arco della giornata. Il piatto unico potrebbe essere una valida soluzione che ci permette di controllare l’apporto calorico mantenendo sotto controllo i macronutrienti. Per quanto riguarda l’attività fisica da fare a casa posso suggerire degli esercizi di HIIT, High Intensity Interval Training, che con poco tempo ci permettono di avere un grande impatto sul consumo energetico.
Studio inForma 360° --- informa360studio@gmail.com Tel. 3476978305

Dott. Alessandro Belloni Biologo nutrizionista
Dottore in Scienze Motorie
Istruttore Fidal

Dott.ssa Roberta Radin Biologa Nutrizionista
Dott.ssa in Scienze motorie
Preparatrice atletica FIT
  


lunedì 20 aprile 2020

LA MIA STORIA DI CORSA - Racconto di Luca Mestroni - #restiamouniti




Questo racconto mi coinvolge direttamente e contiene intrinsecamente uno dei motivi per i quali credo nello sport come attività complementare all'esistenza. L'atletica leggera, ben masticata quotidianamente, diventa un moltiplicatore di inclusione sociale. 
Con l'attività sportiva si esercita la mente ad utilizzare la propria "strumentazione" o meglio, gli strumenti che si hanno in dotazione e, aggiungendoci tanta tantissima passione, si accetta al proprio fianco la compagna fatica. Fatica che ti accomuna con l'altro, fatica che ti fortifica prima lo spirito e poi il fisico. 
Luca ne è l'esempio, è sostanza che lotta con strenuo coraggio con la forma, il proprio corpo che non sempre risponde, ma lui va oltre, è oltre. Luca è il limite che unisce il mondo paralimpico ed il mondo olimpico cucendo questo confine, tra alti e bassi della propria salute, come fosse lui l'ago che conduce il filo.

Matteo Tonutti
D.S. ASD Atletica 2000

In queste lunghe settimane da recluso in casa, causa nota pandemia virale, dopo l’attività fisica domestica in modalità “criceto-style”, una delle attività predominanti, davanti alla tv, risulta il vorticoso muovere di pollici sul telecomando. Lo sport trasmesso, ora, è sempre quello del passato. Così, qualche sera fa e per caso, mi sono imbattuto nella finale del Mondiale di Calcio 2006 tra Italia e Francia.



La mia mente viene immediatamente catapultata a quella sera di quel caldo luglio di quattordici anni fa. Un ricordo dolce (solo per la partita) con parecchi riflessi drammatici per me. Assistetti a quella partita nella saletta tv del reparto di neurologia dell’ospedale di Udine. Questa stanzetta era talmente piena che sembrava di stare accalcato sugli spalti dello stadio La Bombonera di Buenos Aires. Purtroppo mancavano le birre ma, in compenso, più di qualche flebo cortisonica dondolava da varie aste metalliche. In quel particolare periodo, alla dimissione dall’ospedale, mi fu diagnosticata la sclerosi multipla.



Nelle lunghe giornate in reparto lessi molto. Alcune righe lette su una rivista che parlava di montagna mi rimasero impresse indelebilmente. Una frase di Robert Frost che cita: “Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso”.

Mi piacque immediatamente perché nella mia vita, fino a quel momento, avevo sempre scelto la strada più semplice e scontata.

Uscito dall’ospedale ancora confuso e disorientato non riuscii a concretizzare fin da subito i dettami di ribellione di quella frase. Non mi aiutava il fatto di sentirmi sempre svuotato, disorientato, apatico. Minato nel fisico e nello spirito passavo lunghi pomeriggi a riposare con l’auspicio di ritrovare energie e convinzioni e, invece, mi svegliavo sempre fiacco e svogliato. Decidetti di vendere la mia bici da strada. “Come faccio a ritornare in sella a quella roba lì!” pensavo. Di lì a pochi mesi subii una ricaduta della malattia inaspettata e fulminea. E’ il periodo natalizio e le gamba destra si blocca, non risponde ai miei comandi. E’ un sacco di patate, me la trascino letteralmente con le braccia. Il problema permane per diverse settimane. Con fatica esco da questo incubo. E’ a questo punto che riesco a raschiare le ultime energie e convinzioni in fondo al barile. Mi ribello a Lei, alla Sclerosi Multipla, scelgo di virare dalla parte opposta rispetto al sentiero che mi vuole tracciare. A far scoccare la scintilla è sempre la lettura di una rivista. Leggo un articolo che tratta la Via Francigena, del tratto tra Fidenza e Lucca.

Avviene tutto in pochi giorni. Mi prendo le ultime ferie, preparo la zaino e parto. Da solo, a costo di arrivare alla meta strisciando. Numerosi sbagli sul percorso mal tracciato, giornate in solitaria, esperienze con cani randagi, fatica, vesciche, vento e pioggia ma alla fine Lucca è conquistata in dieci giorni e dopo 220 chilometri! Emozione e nuova linfa vitale scorre ora dentro di me, ottimismo ed autostima ritrovati.

Tutto finito, dimenticato? Malattia silenziata? Macché ! Ricadute simili alla precedente si ripresentano negli anni successivi. Resisto, ogni volta, con tutte le mie forze, mi oppongo alle giornate burrascose e, al primo debole raggio di sole, cerco di caricarmi per oltrepassare il guado. Nei periodi buoni l’attività fisica nella natura, specie in montagna, diventa il mio mantra. Riguadagno vigoria fisica. Riesco a camminare per ore ma correre non mi viene ancora naturale. Frequento il gruppo del Club Alpino Italiano di Udine, nessuno è a conoscenza della mia malattia quando improvvisamente ricevo questa proposta: “Luca, vieni a correre con il nostro gruppo un’ora alla staffetta Telethon?”.

Di primo acchito non riesco a negarmi ma la mia mente è già pronta ad escogitare una scusa per evitare questo appuntamento. Una improvvisa quanto non veritiera distorsione alla caviglia e lo spauracchio di questa ora di corsa è bello evitato.

Mi sono già procurato questa scusa “di scorta” ma decido, comunque, di mettere nel mirino questo obiettivo nonostante trovassi la corsa monotona e accusassi qualche problema di equilibrio. I primi allenamenti sono difficili, faticosi a volte scoraggianti ma riesco con caparbietà, ad ogni occasione, ad allungare il percorso. Alterno corsa e camminata. Arrivo a quell’albero, il giorno successivo lo supero, riesco a svoltare quella curva che in precedenza vedevo lontano. Ogni giorno un nuovo riferimento. Inaspettatamente non ricorro alla mia bugia, alla mia ancora di salvezza della caviglia slogata e, alla fine, corro per un’ora intera per le vie del centro di Udine sotto una fredda pioggia dicembrina. E’ la svolta! Che forza ha lo sport! Ha il potere di silenziare la tua mente che ti ripete: “Non ce la fai!”. Ti permette di concentrarti sui tuoi sforzi, sul tuo respiro e di trarre beneficio dalle sconfitte momentanee in attesa della prossima sfida personale. 

Ho imparato una cosa. Devo ascoltare e capire gli stimoli che mi vengono dall’esterno tipo una lettura, un invito, una proposta. Passano poche settimane e ricevo una nuova “avance”. E piuttosto scabrosa direi! Franco Castellani dell’Atletica 2000 di Codroipo mi adocchia durante la oramai famosa NUMAR1NING codroipese del primo dell’Anno del 2013 e mi propone di aggregarmi al gruppo di allenamento del mercoledì sera al campo sportivo. Accetto e di lì a poco mi trovo iscritto ad una squadra di atletica. Per me l’atleta, quello che corre sulle piste, era un essere umano superiore, un predestinato. Io, invece, ho polmoni mediocri, i piedi piatti ed in più la sclerosi multipla ma nessuno lo sa! Le prime gare con il pettorale addosso sono indimenticabili. Comincio con le mezze maratone ma poi decido di rilanciare. Vado a correre in montagna! Sui monti c’ho sempre camminato, anche da sano, ora ci vado a correre pur essendo sclerotico e per di più multiplo! E’ la scoperta di un nuovo mondo. Partecipo alle più conosciute gare dei nostri monti. Mi piazzo anche in posizioni dignitose, mi sento quasi un super eroe. Ma lei, la mia scomoda compagna di viaggio ogni tanto si fa sentire e, nel 2016, dopo qualche anno di relativo benessere mi blocca di nuovo. Nel frattempo i miei compagni di corsa vengono a conoscenza del segreto nascosto. Stringo i denti, mi curo, per fortuna comincio a sentirmi meglio quando, inaspettatamente, ricevo un’altra proposta, veramente “indecente” questa volta! Matteo Tonutti, dirigente della mia squadra mi consiglia di conoscere Marcello Bortolotti ed il suo progetto. 

Lo contatto. Sta imbastendo un programma ambizioso e di solidarietà e chiede la partecipazione anche di persone che abbiano combattuto e vinto o convivano con malattie insidiose. Bisognerà “solo” sgambettare sull’intera Traversata Carnica da San Candido a Tarvisio in quattro tappe per 177 km e oltre 10mila metri di dislivello. Una pazzia! Ho ancora qualche acciacco fisico dall’ultima ricaduta ma è l’ennesimo stimolo esterno che devo assecondare. Siamo sotto Natale e Marcello pianifica un programma di allenamento ben calibrato per questa corsa agostana. Conosco gli altri partecipanti. Si crea un gruppo affiatato e coeso dove ognuno dovrà sostenere quel compagno che andrà in difficoltà durante la traversata. Ogni allenamento è una piccola festa di divertimento, condivisione, conoscenza reciproca. Fatica, levatacce all’alba, sudore, momenti di sconforto, vesciche, bevute dai ruscelli, risate. Tutto questo ci condurrà fino all’arrivo di Tarvisio. Il taglio di questo traguardo è una gioia non misurabile, inaspettata, incredibile. Mi sono morso più volte le labbra per trattenere le lacrime distraendomi con la più buona birra che io abbia mai bevuto. In tutti questi anni di malattia le lacrime mi sono scese più volte ma quelle erano lacrime sgomente, di paura, di solitudine, di sopraffazione.

Lo spirito di lotta e di reazione alle avversità è diventato il mio credo, la benzina alla mia esistenza. Mi sento spesso come l’antennina di una chiocciola che, traumatizzata, si ritira dopo il tocco dispettoso del dito di un bambino ma che poi è sempre pronta a risollevarsi orgogliosa e fiera. Reminiscenze di ricordi infantili quando quel ditino era il mio!

Il mio pensiero va a quelle persone malate che entrano in una spirale di demotivazione, pessimismo e apatia nella reazione. “Esiste qualcosa che ti piace fare?” chiederei loro. Lo sport, un hobby, la cultura potrebbero essere risorse inesauribili, potenti strumenti di riscatto per vivere un’esistenza maggiormente coinvolgente e soddisfacente.

La mia speranza è quella di riuscire a collezionare il maggior numero di medaglie, pettorali, magliette ricordo di gare. Ma se non mi fossi ammalato avrei fatto tutto questo? Bella domanda! Azzardo una risposta. Probabilmente no! E’ stata la malattia ad innescare questa mia reazione, questa mia sfida continua verso le limitazioni che la sclerosi multipla impone. Lei è sempre presente, ogni tanto mi abbraccia stretto, cerca di farmi vivere momenti difficili e scoraggianti ma appena rilascia un po’ la presa tento di sorprenderla liberandomi in cerca di nuove mete.

via Friuli 16/b– 33033 Codroipo (UD) - asdatletica2000@gmail.com - www.atletica2000.it

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