lunedì 27 aprile 2020

LA MIA VOGLIA DI VIVERE DA RECORD! - Racconto di Katia Aere - #restiamouniti


Ho avuto il piacere di conoscere Katia Aere ad una conferenza sul parallelo tra sport olimpici e paralimpici. Lei, ottima atleta da giovane, ha raccontato come non è stata vinta dalla malattia autoimmune che la costringe in carrozzina ed ha tenuto gli uditori, tutti ragazzi delle scuole medie, in sospeso regalando emozione e stupore.
La semplicità che la contraddistingue è la profondità interiore di chi ha trasformato la sofferenza plasmandola in qualcosa che è positivo, è bene, è buono. 
Sentendola parlare si ha la percezione che è consapevole di essere la farfalla che esce bozzolo, sa di avere la forza di ripartire e rinascere, sa domare le folate di vento sfruttandole per risalire più in alto.
La ringrazio per avermi insegnato a non aver paura delle correnti ascensionali!

Matteo Tonutti
D.S. ASD Atletica 2000



Ho respirato Sport sin da quando ero bambina, mia Madre dice spesso che ho imparato a correre prima di camminare nonostante la nascita prematura! 



In realtà nasco in una famiglia di sportivi con mio Padre che amava e praticava il calcio, le bocce, la pesca sportiva e mio fratello che ha dedicato una vita intera all’atletica leggera come decatleta agonista, allenatore e insegnante di educazione fisica.



Sarà forse per questo motivo che a circa 10, 11 anni mi pongo l’enorme dilemma di “ CHE SPORT SCEGLIERE?” pallavolo o ginnastica artistica come le mie compagne di scuola? Judo come il mio compagno di banco? 



Invece no, ricalcherò le orme del mio Fratellone perché seguirlo in molte delle sue gare campestri e su pista evidentemente ha dato i suoi frutti: appassionarmi all’atletica leggera. Gli esordi da atleta avvengono in palestra, quella delle scuole medie di Spilimbergo.
I pomeriggi dopo la scuola ci arrivo in bicicletta da Barbeano, una frazione a 4km, con il bello e il brutto tempo, sia d’estate che d’inverno.


Amo correre... eredità di papà? soprannominato il “ cane levriero” per quanto fosse veloce!  Scopro di amare ancora di più saltare! Dicono che mi venga molto naturale, le discipline cui mi dedicherò negli anni dell’adolescenza saranno la corsa e il salto in alto. 

Ma nella mia città non c’è il campo di atletica così oltre la palestra delle scuole medie arriva la necessità di allenarsi in campo di atletica a Pordenone prima e a Paderno di Udine poi. Un impegno di per ben 4 volte la settimana! 

I viaggi in corriera fino a Pordenone subito dopo la scuola e a volte senza pranzo, se non un panino divorato frugalmente durante il viaggio.

Era tanto che non ci pensavo, viaggi che oggi mi sembrano ancora più belli di come li vedevo allora, quasi un’avventura nell’avventura di seguire la mia passione per l’atletica! Contemporaneamente agli allenamenti ci sono le gare e il confronto vissuto come momento di crescita personale nello Sport e nella Vita, ma sono anche gli anni dell’adolescenza e dei suoi up & down. La scelta del percorso scolastico parla della mia passione per lo Sport ...già perché voglio diventare un insegnante di educazione fisica e voglio trasmettere la mia passione per l’atletica!

Alle Superiori entro nella squadra di atletica della Scuola che raggiunge traguardi importanti e significativi, continuo ad allenarmi e a migliorare, comincio però a soffrire la pressione della gara così accade che in allenamento la crescita è continua ed evidente ma in competizione ho difficoltà a concretizzare anche se la gioia di essere lì mi ripaga di tutto.

Oggi ricordo come fosse accaduto ieri sera il salto della vita: palestra delle scuole medie, un pomeriggio di salti fortunati? O saltati bene? Con la tranquillità dell’allenamento e con una progressione incredibile!

Misura posizionata a 178 cm, ma io non lo sapevo, rincorsa, ta-ta-tan e valico la misura senza far cadere l’asticella, la sensazione di quel salto la rivivo ancora perché lo senti quando il “salto entra nel modo giusto” . Quella sera tutto era giusto, tutto tranne il fatto che era stato fatto in allenamento e non in gara! Ma fa nulla, io so di averlo saltato “Quel salto”! 

Poi arrivano gli infortuni e inevitabilmente i momenti di forzato riposo fino ad arrivare alla rottura dei legamenti della caviglia che metterà fine ai miei sogni di atleta o per lo meno di altista.

A pensarci bene questa è la prima volta che rivivo il mio percorso mettendolo nero su bianco, quasi una catarsi! 
Passeranno anni prima che sia in grado anche solo di vedere alla tv una gara di atletica tanto il dolore è forte, quasi un lutto che fatico ad elaborare.

La prima volta che entro nuovamente in una pista rossa sarà il 16 agosto del 2018 quando da disabile ormai da 15 anni salirò per provare ( e non con poche reticenze ) per la prima volta un handbike. Aria sul viso e un panorama che ho trovato subito familiare, un biglietto omaggio per un viaggio di ritorno nel passato ma con gli occhi e le sensazioni di tutto un presente! Già dopo il primo giro di pista la catarsi era quasi completa e il dolore e i fantasmi del passato hanno lasciato spazio alle potenzialità del presente! 

È questo che mi spingerà a provare anche la carrozzina olimpica, il futuro pare non escludere l’ipotesi dell’atletica o del triathlon paralimpico. 

Il viaggio più bello di ritorno al mio passato però è accaduto il 29 Gennaio scorso quando, ospite di un evento internazionale di salto in alto, entro, per la prima volta da adulta e per giunta paralimpica, in una pista di atletica indoor! 

Questa volta non sarà la vista di ambienti vissuti in precedenza a traghettarmi nel passato, ma incredibilmente un suono a me talmente familiare negli anni in cui sono stata “ un’altista” da catapultarmi letteralmente in un mondo vissuto più di trent’anni fa o come dico io “ distante una vita”.

Qual’era questo suono? Quello delle scarpette chiodate sul tartan ta-ta-tan! Il suono degli ultimi 3 appoggi che precedono lo stacco, un rumore inconfondibile che evoca immediatamente nuove immagini e nuovi rumori del passato. 

E’ questo che mi fa capire che in fondo, anche se in realtà per un po’ l'ho pensato, nulla è andato perso!!! Sensazioni cosi forti e radicate nel mio passato solo custodite in un cassetto della memoria pronte a riproporsi come mai sino ad ora! 

Ri-vissute con gli occhi e con la pelle di Chi sono ora, con la forza che il mio percorso di vita mi ha dato, con la consapevolezza che nulla accade per nulla e che le “sliding doors” del passato hanno tracciato il profilo di Chi e Cosa sono oggi. 

La dedizione e la passione non sono nulla se non credi fino in fondo nei tuoi sogni e soprattutto nelle tue potenzialità e quando quelle fisiche ( intendo le potenzialità ) non sono sufficienti quelle mentali possono fare la differenza! 

Oggi ne sono la prova vivente con i miei oltre 30 titoli italiani paralimpici, 5 Europei nel nuoto... e avevo il terrore dell’acqua!
E poi via con il ciclismo paralimpico, che non era certamente nei miei progetti sportivi, e solo dopo poco più di un anno ambisco al sogno olimpico! 

SE LO PENSO POSSO FARLO! E questa è la sola certezza di cui voler essere certa oggi e nei giorni a venire! 

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