domenica 26 aprile 2020

QUEL FANTASTICO 27 LUGLIO! - racconto di Giovanni Silli - #restiamouniti





L'atletica, prima di essere confronto con gli altri, è la lotta dell'uomo contro lo spazio e il tempo, è la disciplina sportiva maggiormente primordiale i cui movimenti sono scolpiti nella parte più antica del cervello, è il contatto più autentico col proprio sé antico.
A ciò aggiungiamo, per coloro che ne hanno el qualità psicofisiche, la possibilità di esprimersi in contesti internazionali con atleti di culture, modi di essere e percepire tra loro completamente diversi. Queste sfaccettature sono la ricchezza delle possibilità che uno sport permette di affrontare e vivere.
In questo racconto Giovanni ci propone l'evento internazionale come formazione del giovane atleta e futuro uomo a confronto con le proprie piccole e grandi paure all'interno e all'esterno dell'anello rosso.

Matteo Tonutti

D.S. ASD Atletica 2000

Baku, 27 Luglio 2019: una giornata che difficilmente dimenticherò, vedere quell'arrivo, la
bandiera italiana issarsi, indossare quella maglia e quella medaglia, una giornata nella quale ho provato emozioni mai provate prima.
Il 2019 per me  è stato un anno fantastico, spesso faticavo a capacitarmi di quello che riuscivo a fare in allenamento ed è stato proprio quando ne sono diventato consapevole che è arrivato il salto di qualità. 

Il percorso fino alla partenza per l'Azerbaijan è stato molto lungo. La presa di coscienza è arrivata in primis nella gara disputata a Udine, quando, sotto un diluvio, ho corso da solo la gara dei 2000siepi in 6:04.10, stabilendo il nuovo record regionale. In seguito ne ho avuto conferma al Brixia Meeting tenutosi a Bressanone, città della memorabile impresa del Capitano della squadra, Matteo Spanu, dove ripetei lo stesso tempo impiegato a Udine, dominando dal primo all'ultimo metro una gara di livello nazionale.




Da Bressanone ad Agropoli, sede dei Campionati italiani allievi, è passato un attimo, tra gare buone e meno buone, con periodi un po’ altalenanti, ma il cammino era a buon punto del percorso, il lavoro di preparazione completato e la voglia di emergere era forte, bisognava solo concretizzare.
Sono arrivato ad Agropoli per disputare i campionati italiani allievi convinto come non mai delle mie possibilità e fin dal primo metro avevo solo un pensiero fisso: il titolo tricolore.
“In testa dal primo all'ultimo metro senza mai guardarmi indietro” questo mi ripetevo nella testa e questo ho fatto, ho conquistato il titolo italiano, il mio primo titolo, che mi è valsa la convocazione in nazionale agli EYOF U18, European Youth Olimpic Festival, assieme al mio compagno di allenamento Niccolò Galimi, che avrebbe gareggiato su un’altra specialità. 

Dopo alcuni giorni dalla convocazione sono andato a controllare le graduatorie europee U18 e, sorpreso, risultava avessi il terzo tempo dell'anno. Tutto ciò creava una pressione non facile da gestire, ma che per fortuna sono riuscito a tenere a bada al meglio.
La convocazione a Baku era un sogno fin dal 2018, quando avevo scoperto l'esistenza della manifestazione degli EYOF u18, e, arrivato in terra Azera, l’emozione ha preso il sopravvento; una realtà nuova, una vita nuova, tutto da scoprire. I giorni precedenti la gara non sono stati facili, con allenamenti svolti non al meglio causa la pressione che sentivo ed al clima, caldissimo e umido. 

La settimana a Baku è volata. La mia gara era programmata l'ultimo giorno della manifestazione e, in un batter d’occhio, quel 27 Luglio era arrivato. Ero molto agitato, ma volevo correre. In call rom guardavo i miei avversari, ero intimorito, ma appena entrato in campo il tifo dei miei compagni mi ha tranquillizzato e mi ha dato la grinta di cui avevo bisogno.
Nemmeno il tempo di emozionarmi per l’entrata in pista, che “BAM!” la gara era partita; la bagarre iniziale per prendere la corda e “tac” ero già in fondo al gruppo, gara molto nervosa e tirata sin dai primi metri dal grande favorito, lo spagnolo Pol Oriach, grandissimo atleta, che si è messo a girare a ritmi forsennati, sembrava quasi ritmo da 800. 

Piano piano sono risalito a metà gruppo, superando gli atleti partiti troppo forte e poi scoppiati perché non reggevano il ritmo. A 500m dall'arrivo mi sono trovato in quinta posizione, avevo le medaglie a portata di mano, anzi di gamba, e ne volevo una. Ho preso coraggio e ho sorpassato il quarto, ormai rimaneva solo una posizione per salire su podio. A 200m dall'arrivo l’avversario distava una ventina di metri e, passando la riviera più veloce che potevo, all'uscita dalla curva mi sono ritrovato l’atleta turco a neanche 5 metri: volevo quella medaglia! Ho tirato fuori tutto ciò che avevo, pensando ai sacrifici e al duro lavoro fatto per arrivare fino a qui. 

L’ho affiancato poco prima dell'ultima siepe, subito mi sono accorto che non ce la faceva più. Il turco, per non farsi sorpassare, ha spinto oltre il limite e ha sbattuto il ginocchio sulla siepe cadendo. Mentre cadeva mi son sentito toccare un piede, ho avuto paura di inciampare e cadere anch’io, ma sono riuscito a recuperare velocemente. Girandomi mi sono accorto che fosse caduto a terra.
Ho puntato il traguardo e l’ho superato in terza posizione. 

Continuavo a ripetermelo in testa ma non riuscivo a realizzare ciò che avevo fatto. Pochi metri dopo l'arrivo c'erano i miei compagni di nazionale che mi hanno lanciato la bandiera italiana, l’ho presa, l’ho guardata e finalmente ho realizzato il tutto, lasciandomi cadere in un pianto di gioia.
È stato bellissimo, emozioni uniche. 

Finita la gara sono dovuto andare direttamente in premiazione e vedermi quella medaglia al collo e la bandiera italiana issarsi è stato indimenticabile. 
Mi sono girato verso le tribune dietro al podio ed ho notato Niccolò che mi ha urlato “grande Gio!”. Gli devo tanto, per me è come un fratello. Devo molto anche al mio allenatore, e papà, Stefano Silli che ha saputo prepararmi al meglio.


Quel fantastico 27 Luglio ero al settimo cielo e nel riportare gli eventi, rivivo le stesse emozioni.
È stata la giornata più bella della mia vita.

Giovanni Silli

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