sabato 18 aprile 2020

41 ANNI E NON SENTIRLI - racconto di Massimo Di Giorgio - #restiamouniti



Ringrazio Massimo Di Giorgio per questa perla che ci ha regalato. 
Dentro c'è tutto, l'odore delle vecchie piste, la vita scandita da tempi più umani, l'assurdità dei confini della guerra fredda, la poesia nella ricerca dell'ignoto. 
Il tutto in un salto. Se ci pensiamo bene il salto in alto, grazie alla tecnica dorsale, è da un lato la sintesi della ricerca dei tempi perfetti dell'esecuzione, dall'altro è l'ammissione della vulnerabilità dell'uomo. 
E questa vulneralibilità non è solo fisica, vista la posizione in cui si pone l'atleta che necessità di un materasso per attutire il colpo, ma anche e soprattutto mentale. Quella maledetta asticella che si alza è la metafora più limpida attraverso la quale passiamo ogni attimo della nostra vita: vogliamo di più, sempre di più, ma non sappiamo realmente il perché!

Matteo Tonutti
D.S. ASD Atletica 2000

Pasquetta 15 aprile 1979

Alle 6 e 45 del mattino scendo le vecchie scale di legno dal terzo piano, dove è situata la mansardina dove abito in via Grazzano a Udine. In macchina mi aspetta Romano Bulfoni consigliere federale e direttore tecnico della Libertas Udine, mi accompagna in Jugoslavia e precisamente a Nova Gorica. 

Nella cittadina jugoslava con un permesso speciale potrò partecipare alla prima gara outdoor della stagione, un anticipo rispetto alla data di inizio prefissata in Italia.
Arriviamo al confine, formalità che dobbiamo espletare alla frontiera, passaporto e un po’ di domande su cosa ci porta li….altri tempi rispetto ad oggi.

Arriviamo velocemente al piccolo stadio dove si respira una atletica primordiale, ma pura, con una certa difficoltà riesco ad iscrivermi alla gara che inizierà alle 10,15, inizio il riscaldamento, le gambe non girano e i muscoli sono intorpiditi, la mattina non mi si addice dal punto di vista motorio, i primi salti di riscaldamento per calibrare la pedana in rubtan nero (una specie di asfalto più morbido).

Inizia la gara, entro in quota 2,00 mt. proseguo a 2,05, poi 2,10, 2,15, 2,20, tutti saltati con una certa facilità, il mio record personale è di 2,21 ma ci non penso troppo, voglio subito tentare il record, chiedo 2,25….

Il primo tentativo non va, ma al secondo sono già in piedi sui sacchi, si sacchi, molto diversi dal bel saccone che conosciamo oggi. Vengo attorniato da tutti, applaudito, abbracciato, toccato. 
In quel momento sono diventato primatista italiano assoluto. 

Premiazione e poi invito a pranzo con le autorità sportive e politiche della città, al mio fianco Romano che non sapeva trattenere la felicità, poi sulla strada del ritorno, passato il confine, ferma la macchina e mi dice devo fare una telefonata. 
Entriamo in un bar e si fa dare una sfilza di gettoni per chiamare il presidente federale Primo Nebiolo. Quello fu un inizio, dopo sono seguiti altri record, ma questa è un altra storia.

Il salto per me era un piacere strettamente personale, saltavo per battere la gravità, non per primeggiare sugli altri. 

Ancora oggi sono alla ricerca del salto, in forma diversa, per far si che anche altri possano saltare.

Massimo Di Giorgio 15 aprile 2020

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