domenica 10 maggio 2020

IL SOGNO DELL'ATLETA - racconto di Giada Andreutti - #restiamouniti


Giada Adreutti, atleta dell'Aeronautica militare, nazionale di atletica leggera nel lancio del disco e nel bob a due sogna di poter partecipare alle Olimpiadi esitive e a quelle invernali! Giada sogna ma è un sogno che inizia da lontano. Giada continua a sognare giorno per giorno, ma con una determinazione tale da programmare la riuscita sistematica dei propri sogni. Gli intoppi ci sono, piccoli e grandi, ma sono parte del percorso... per riuscire devi far parte del flusso, non cercare di bloccare la corrente. Giada è un'atleta educatrice non solo perché è tecnico di atletica leggera, ma perché educa, conduce se stessa verso la strada che ha deciso di seguire. Sono convinto che sarà anche una buona allenatrice. Ora, respiro dopo respiro, allenamento  dopo allenamento, gara dopo gara, seguirà il flusso del fiume che la porterà verso il mare di sogni. Noi, da spettatori curiosi, la aspettiamo al traguardo!

Matteo Tonutti
D.S. Atletica 2000

In queste settimane di quarantena ho trovato giovamento nel leggere i lavori di Matteo, Jacopo, Massimo e Luca, i quali, attraverso le loro parole, mi hanno fatto emozionare. Grazie a loro ho infatti rivissuto le mie esperienze personali, positive e negative, che forse in questo momento di difficoltà avevo un po’ messo da parte per pensare maggiormente al presente e al futuro… Ma allo stesso tempo mi hanno fatto ragionare su un concetto importantissimo che accomuna tutti gli Atleti con la “A” maiuscola. Ciò che li distingue, secondo me, non sono le caratteristiche fisiche superiori agli altri o il fatto che raggiungano i risultati che desiderano con grande facilità, anzi. 

Un vero Atleta non è colui che nella vita di tutti i giorni spicca, il più alto, il più forte o il più veloce, è colui che possiede la maggiore determinazione. E’ colui che parte da sfavorito, che nessuno considera, ma che poi, con il duro lavoro e l’impegno, si rivela essere un vincitore, perché realizza i suoi sogni, grandi o piccoli che siano.


Ma non è facile, come tutti sapete, non basta sempre la determinazione e la fatica. Spesso bisogna convivere con impegni scolastici, lavorativi o familiari e trovare il modo di ingegnarsi per sfruttare al meglio il tempo che si possiede.

Oppure altre volte si è più fortunati, come ora lo sono io. 

Per anni ho dovuto lottare contro professori del Liceo che non comprendevano il valore dello sport per una ragazza che vedeva in questo un modo per creare relazioni durature, di crescere creando una propria autostima o semplicemente di sfogare le frustrazioni di tutti i giorni. 

Per anni ho condiviso con i miei compagni di allenamento corse per raggiungere in tempo quell’autobus o quella corriera che ci permetteva di arrivare al campo il prima possibile o tornare a casa dopo un’estenuante lavoro fisico. Mangiavo e dormivo su quei sedili, perché sapevo che poi avrei dovuto passare la notte insonne per recuperare lo studio. Eppure ce l’abbiamo fatta, e abbiamo scelto il settore universitario che ritenevamo più adatto a noi per poter anche cominciare ad allenarsi meglio, senza gli obblighi che dalla scuola derivavano. 



Ma anche qui non fu per nulla facile. Quando si inizia l’Università si entra in un ambiente in cui la responsabilità che si ha è maggiore di quella che ci si aspettava e le spese iniziano a farsi sentire. Perciò alcuni sono stati costretti a trovare un lavoro che permettesse di fare tutto: pagare la retta universitaria, vitto, alloggio, viaggi e spesso lo stesso sport che tanto amiamo. Ma non poteva essere un lavoro qualsiasi, doveva adattarsi all’orario delle lezioni e permetterci anche di allenarci. Impossibile. Ci si destreggiava per ridurre al minino il tempo perso, tenendo conto che studio e lavoro non dovevano essere messi da parte, ma nemmeno ci potevano venire incontro. Ci trovavamo ad ora di pranzo, non in mensa, ma al campo di atletica, per sostenerci a vicenda, o ci si allenava tra un turno lavorativo e l’atro, spesso anche di notte, con la conseguenza che poi avevamo in circolo le endorfine dovute all’esercizio che non ci permettevano di riposare bene. Oppure spesso si vedevano atleti che tra una serie e l’altra ripassavano un argomento per l’esame di poche ore dopo. Troppo determinati per mollare. 

Infine qualcuno si accorge che esisti, dopo anni, quando ormai stai per perdere la speranza, e se hai fortuna decidono di investire su di te facendoti entrare in un gruppo sportivo militare; nel mio caso è stata l’Aeronautica Militare a salvarmi. 

Finalmente riesci ad allenarti Bene, a Riposare per poter poi rendere al massimo il giorno successivo. Ti danno fiducia e tu devi impegnarti ancora di più, perché devi dimostrare che essa è stata ben riposta. Ma dopo tutto quello che hai passato negli anni precedenti per fare quello che ami, non è un problema, lo sai fare, devi solo continuare a metterci la passione e la determinazione di prima! Sentendoti onorato della grande possibilità che ti è stata data, per rispetto di sé stessi, di chi crede in te e di chi ancora non può avere questa grande fortuna.

Ognuno di noi, a modo suo, ha imparato da queste fatiche, è diventato una persona che possiede un obiettivo, forse non più legato allo sport ma non è importante, e che si impegna al massimo ogni singolo giorno per ottenerlo nonostante le difficoltà. 

Spesso ci sminuiamo credendo impossibile raggiungere qualcosa o qualcuno che riteniamo superiori a noi, ma di solito è semplicemente un nostro blocco mentale. Una via di uscita. Per non rischiare di perdere.

Ecco, un Atleta, secondo me, ha una gran paura di perdere, ma il sogno che vuole raggiungere e l’impegno che ci mette per realizzarlo sono nettamente superiori. 

Sogna, tutti i giorni, per vivere davvero.

Giada Andreutti


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