martedì 5 maggio 2020

LA NOSTRA VITTORIA - racconto di Margherita Paciolla -#restiamouniti




Nell'antica Grecia il non vedente è colui che ha il potere di parlare con gli occhi dell'anima ed è capace di vedere dove gli altri uomini non vedono perché non è distratto dalla realtà visiva. Nell'attuale società dell'immagine ciò è invece considerato un deficit mentre dovremmo riconoscere che, nella maggior parte dei casi, l'iper-esposizione dell'immagine ci chiude tutta una serie di mondi che Margherita, atleta ipovedente, riesce e sa percepire. Se, come diceva la volpe ne il Piccolo principe di Saint Exupery "l'essenziale è invisibile agli occhi" dovremmo esser molto più cauti nel dare eccesivo valore all'apparenza, cosa che facciamo quotidianamente senza pensarci. 
In questo racconto la "Piccola principessa" Margherita ci da una grande lezione di come il proprio cuore sia il tramite per vedere oltre e sentire fortemente.

Matteo Tonutti
D.S. Atletica 2000

Mi trovavo in Svizzera, pronta, o almeno così speravo, per disputare la mia ultima gara con la quale avrei concluso i miei primi campionati mondiali giovanili paralimpici. 
Non ero sola, nella mia batteria avrebbe corso anche un'altra azzurra, Carlotta Bertoli ma lei era già una veterana della squadra, al contrario di me che ero la più piccola. Mi faceva molto onore indossare la divisa dell'Italia a soli 13 anni (perché i 14 li avrei compiuti il successivo settembre). 
Lei per me ha sempre rappresentato un modello: di forza, determinazione e talvolta, in stretto ambito sportivo di tecnica e potenza muscolare. Il destino ha molta fantasia e talvolta gli piace giocare con le nostre sorti e tocca a noi contrastarlo a nostro favore; potrebbe apparire banale, ma è la nostra natura umana che ce lo impone. 

Carlotta già da alcuni mesi risentiva di contrazione muscolare al quadricipite, durante il riscaldamento il dolore si amplificò in maniera esponenziale, tanto da mettere in dubbio la sua partecipazione alla gara. I tecnici della squadra nazionale, preoccupati per la sua salute decisero di contattare l'allenatrice personale di Carlotta ed infine si decise che avrebbe corso. Lei per me rappresentava un bagliore nel buio, una fonte di coraggio e audacia. Così nel momento in cui compresi ciò che le capitò, anche io accusai come un dolore impercepibile e allo stesso tempo insostenibile. La rabbia che nutrivo era molta ma altrettanto grande era il desiderio di riscatto per i numerosi sacrifici che io come lei avevamo fatto per arrivare fino a quel punto. Così quella collera iniziale si trasformò in determinazione. 
Sapevo che posizionarmi sul podio sarebbe stato difficile ma io ce la dovevo fare, lo dovevo a lei perché a lei toccava quel posto. La mia situazione emotiva in soli venti minuti si era complicata, ma aveva anche trovato un buon sistema di risoluzione. Così, su quei blocchi di partenza non vedevo l'ora di sentire lo sparo dopo il quale tutto si sarebbe concluso in pochi secondi. Cosa dire dei miei 200 metri? Feci un personale di circa mezzo secondo che nell'atletica è quasi un eternità. 
Non realizzai subito, d'altronde la vittoria l'avrebbe stabilita il Sistema di punteggi Raza, ossia un sistema di calcolo che nel mondo paralimpico è utile per accorpare tutte le categorie di eguale disabilità, come il primato mondiale in vigore e la forza del vento con la propria prestazione. Forse dovrei spiegare per chi non é pratico che, in particolare nel mio caso, di disabilità visiva, sono tre le categorie in cui gli atleti sono suddivisi e ciò dipende dalla gravità di deficit visivo. 

Circa dopo mezz'ora il Sistema di punteggi Raza decretò qualcosa di straordinario che tanto speravo, ma forse ancora non mi aspettavo. Per soli 5 punti risultai terza classificata dietro a due spagnole. Quando me lo comunicarono fu un momento indescrivibile, ero felice e soddisfatta! Subito dopo la premiazione mi precipitai da Carlotta e affermai: "questa medaglia la cedo a te perché tu mi hai permessso di vincerla". 
E così me la sfilai, mi lanciai attorno al suo collo e gliela feci indossare. Lei ammirandola mi rispose che mai avrebbe dimenticato il valore di quel gesto, ma la medaglia spettava a me, lei avrebbe conservato strette strette nel suo cuore le immagini di quegli attimi e il successivo pianto che ne conseguì.

Così si concluse la nostra vittoria.

Margherita Paciolla


nata a Carate Brianza (MB) il 7 settembre 2003
Società: Omero Bergamo
Categoria: T12
Gare: 100 e lungo T12
Oro europeo nei 100 e 200 T13 – EPYG 2017 / Argento mondiale giovanile nel lungo T12 e bronzo nei 100 e 200– Nottwil 2017
Appartenente al gruppo FISPES Academy

1 commento:

  1. Stupenda Margherita la Tua umiltà è d' insegnamento per tutte quelle persone che devono sentirsi protagonisti ad ogni costo. Condividere il tuo premio, la gioia, l' appartenere alla squadra ti fa Onore. Complimenti 👏👏👏🇮🇹❤🌈

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